Gli atleti della famiglia NBS sono prima di tutto persone, questa è la storia di Tatiana Maccherini.
Un racconto fatto di sacrificio e di riscatto.
“Il mio primo trail risale al 2014: la Ronda Ghibellina ed è stato subito amore a prima vista!
Come accade a tutti gli atleti che si cimentano in questa disciplina, il desiderio di spingersi sempre oltre i propri limiti porta presto a fare i conti con la gara che più di tutte rappresenta il sacrificio, la determinazione, la resilienza: il Tor des Geants.
Dopo qualche anno a tentare il sorteggio per poter partecipare, finalmente nel 2018 riesco ad avere il tanto desiderato pettorale.
La programmazione per una gara del genere (che si tiene a settembre ndr) parte già da febbraio ed avevo studiato un calendario di gare che mi avrebbe permesso di arrivare pronta all’evento più importante della mia carriera sportiva.
Purtroppo non avevo fatto i conti con una brutta bestia che è la disidratazione e durante la Scenic Trail, gara disputatasi in Svizzera nel mese di giugno ho rischiato di vanificare per sempre i miei sacrifici e di dover abbandonare i miei sogni.
Le due settimane successive alla Scenic Trail sono state le più brutte della mia vita: sono stata ricoverata in ospedale nel reparto di nefrologia con la diagnosi di insufficienza renale acuta e con un responso dei dottori che pesava come un macigno e metteva un punto alla mia passione più grande che è la corsa.
“Tu non potrai più correre”, mi hanno detto.
La svolta nella carriera sportiva
Probabilmente non è un caso se mi sono avvicinata al trail: ho sentito subito di possedere quelle qualità che sono necessarie per affrontare le tante difficoltà che si possono incontrare durante una gara di endurance.
Così dopo qualche mese in cui lo sconforto mi ha sopraffatta, ho ripreso in mano la mia vita e mi sono detta che, se avessi fatto le cose con la testa e non solo con il cuore, sarei riuscita nuovamente a calpestare i miei amati sentieri e che quel sogno grande dal nome imponente nessuno me lo avrebbe potuto negare.
Da quel momento ho davvero dato una svolta alla mia vita.
Sono stata contattata dall’azienda NBS per testare un nuovo dispositivo per bloccare le stringhe. Grazie alla vicinanza e al sostegno dei proprietari ho trovato la motivazione giusta per rimettermi in gioco.
Mi hanno dato la possibilità di vivere il mio sogno senza pressioni di alcun tipo, il percorso non è stato sempre facile ma quando nel 2019 mi è stata ridata la possibilità di partecipare al Tor l’obiettivo era quello di arrivare al traguardo facendo tesoro di tutto quello che nell’anno precedente avevo sofferto.
Alla fine la mia voglia di riscatto mi ha portato a percorrere 330 km con 24000 m D+ in 112 h e 53’: un risultato che nessuna aretina che si allena in Valdichiana era riuscita a fare!
Quest’anno dopo aver affrontato la stessa gara mi accorgo di averlo fatto nel 2019 completamente in trance.
Nell’edizione delle scorse settimane mi sono trovata a percorrere sentieri di cui non ricordavo l’esistenza, mi sono sentita tranquilla nei punti che mi avevano terrorizzato in precedenza, forse semplicemente, sono io che non sono più la stessa.
Il Tor des Geants per me non è solo una gara ma una filosofia di vita ed è anche per questo che ho scelto di parlare del Tor anche nella mia tesi di laurea che presenterò a breve!”